Comunione o separazione dei beni? 3 spunti per decidere
La scelta del regime matrimoniale della coppia va valutata con attenzione, prima di essere comunicata al sacerdote o all’ufficiale civile. Ma quali sono le differenze?
Il matrimonio, oltre che il suggello ad una storia d’amore, è anche un patto legale vero e proprio, e come tale è sottoposto a vincoli e clausole. La più importante è quella della comunione o separazione dei beni: la scelta del regime matrimoniale va valutata con attenzione, prima di essere comunicata al sacerdote o all’ufficiale civile. Ma quali sono esattamente le differenze, e come si possono gestire? Vediamolo insieme.
- Due opzioni diverse: perché?
La comunione dei beni, ancora oggi la più diffusa in Italia, è nata per tutelare il coniuge meno abbiente, ma oggi è consigliata soprattutto se marito e moglie sono entrambi lavoratori dipendenti e in una condizione di parità patrimoniale. Tuttavia, la comunione dei beni può rivelarsi rischiosa se uno dei due coniugi svolge una professione autonoma: in caso di difficoltà economiche dell’impresa, anche il patrimonio personale dell’altro verrebbe intaccato.
La separazione dei beni, invece, permette una gestione patrimoniale più chiara: ciò che era di proprietà del singolo prima delle nozze resta tale, mentre ciò che si è costruito insieme viene diviso a metà. In più, gli sposi possono decidere se diventare proprietari da soli o in coppia degli immobili o dei beni acquistati dopo il matrimonio, godendo di maggiori vantaggi fiscali. Un’ultima attenzione: in caso di mancata comunicazione degli sposi, per tacito assenso viene assegnata d’ufficio agli sposi la comunione dei beni. Se desiderate la separazione dei beni, ricordate di verificarlo.
- Non solo ragioni razionali.
Scegliere il regime matrimoniale è una presa di coscienza e responsabilità per la coppia, non senza implicazioni emotive. La comunione dei beni è la scelta che istintivamente viene sentita più “buona” immaginando di scambiarsi una promessa che durerà per tutta la vita. Viceversa, separare i propri beni ancora prima di sposarsi può essere sentito come un atto di sfiducia o addirittura cinismo e disillusione nei confronti del matrimonio stesso. I litigi, anche seri, possono essere in agguato: meglio affrontare l’argomento qualche tempo prima, insieme ad amici o famigliari che possano consigliare la coppia aiutandola a ragionare in modo lucido e razionale.
- E se si cambia idea?
La legge lo consente in qualsiasi momento: il cambio deve avvenire con un atto pubblico notarile in presenza di due testimoni, che deve essere poi annotato a margine dell’atto di matrimonio conservato nell’ufficio di stato civile del Comune nel quale è stato celebrato. Se si passa da comunione a separazione dei beni, è importante riuscire prima ad identificare con chiarezza i beni appartenenti a ognuno.
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